La documentazione storica riguardante Palazzo De Grado è limitata, le notizie desumibili dall’indagine archivistica sono scarse e comunque insufficienti a definire con certezza il periodo di costruzione.
L’immobile appartenne, dapprima, alla famiglia De Grado (da cui l’attuale denominazione) e poi, dalla prima metà del ‘500, ai Capilupi (la lapide marmorea sopra il portale d’ingresso riporta:
L'abitazione con giardino, situata nel centro dell'abitato di Mirandola (MO), è stata oggetto di un completo intervento di recupero da parte dello studio; intervento che ha incluso il consolidamento strutturale, la manutenzione straordinaria, il restauro di interni ed esterni, la progettazione degli arredi, il rifacimento del cortile di pertinenza.
I bambini hanno il dono di porre domande apparentemente semplici, alle quali non esiste una vera risposta.
Mi è stato chiesto: “qual è il tuo fiore preferito?”. La risposta sembra nascere da sola: “Qualsiasi fiore, di volta in volta, che sia in fiore in quel momento”.
L’integrazione completa tra elemento naturale e costruito può consentire di trasformare luoghi privati (balconi, logge, cortili), semi-privati (spazi comuni condominiali), non-luoghi (coperture), in tetti verdi, giardini verticali, piccoli orti urbani, spazi per il posizionamento di impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile, favorendo al contempo la mitigazione microclimatica.
Nel 2010 nacque il progetto per un nuovo quartiere a Borgo Angeli.
L’idea progettuale parti dalla volontà di ampliare il rapporto fra edifici e spazi verdi. Si sviluppò così una progettazione in cui l’elemento naturale diventò parte integrante delle architetture.
L'intervento di recupero interessa un appartamento collocato nel tessuto urbano consolidato della città, caratterizzato da un ambiente soppalcato adibito a studio che si affaccia sulle zone pranzo e soggiorno.
Il progetto ha ripensato la copertura esistente in laterocemento e l'ha sostituita con una nuova struttura realizzata in legno e lastre di alluminio. L'intervento così concepito ha consentito di ricavare un ampio appartamento nel sottottetto e ha conferito all'intero edificio un aspetto nuovo e moderno.
Le lampade presentate in occasione della mostra di architettura “Mantova: laboratorio di idee e progetti“, tenutasi presso la “Casa del Mantegna”, sono il frutto di un approccio al progetto di tipo artigianale. Nascono da un costante confronto fra ciò che è pensato e disegnato e la realtà del prototipo.
Il 29 marzo 2019 è stata inaugurata presso la "Casa del Mantegna" la mostra “Mantova: laboratorio di idee e progetti“ nella quale otto architetti e tre studi associati di architettura si sono interrogati su come attraverso la progettazione sia stata interpretata la città negli ultimi anni.
Gli interventi nel campo del restauro e della ristrutturazione sono occasioni in cui ci si ritrova impegnati a riorganizzare spazi che molto spesso sono il risultato di cambiamenti che si sono stratificati nel tempo, dettati dai differenti usi che si sono fatti di un edificio.
L'appartamento nasce dalla volontà di creare uno spazio dinamico in cui suggestioni, e ricordi si conciliano con il senso di accoglienza. L'intento progettuale è la "messa in scena" di oggetti dal profondo significato che si sovrappongono e si stratificano e dialogano fra di loro.
Monsignor Luigi Martini riporta ne “il confortatorio di Mantova” le parole di Pietro Fortunato Calvi mentre attraversa il ponte di San Giorgio per andare al luogo della sua esecuzione:
"PER BACCO! DISSE PIETRO APPENA FUMMO SUL PONTE, PER BACCO! CHE GRANDIOSA E POETICA PROSPETTIVA....